Fertilità di coppia: quando rivolgersi a un medico?

Le problematiche legate al concepimento sono molto diffuse. Per dare qualche numero, in Italia riguardano circa il 15% delle coppie. Sono diverse le cause che possono provocare questa criticità. 

Coppia
Coppia – Donna.Nanopress.it

Dal varicocele al testicolo maschile, un’evenienza che, fino a qualche decennio fa, veniva intercettata in età adolescenziale a seguito della visita per la leva obbligatoria, fino alle infezioni sessualmente trasmesse – data l’importanza della tematica e il suo impatto sul servizio sanitario, ti invitiamo ad approfondire e a scoprire sintomi e rimedi per la gonorrea, una delle MTS più diffuse – sono diversi i fattori causali.

Quando una coppia che intende allargare la famiglia dovrebbe rivolgersi a un medico specializzato? Scopriamolo nelle prossime righe.

Differenza tra sterilità e infertilità

Prima di capire quando è il caso di rivolgersi a un medico o a una struttura specializzata per via di un bimbo che non arriva, è nodale comprendere la differenza tra sterilità e infertilità.

Questi due termini, sbagliando, vengono spesso chiamati in causa come sinonimi. Non lo sono affatto! Ecco le differenze:

  • Sterilità (che può essere primaria o secondaria): impossibilità, per una coppia che ha regolari rapporti sessuali senza l’utilizzo di alcun contraccettivo, di concepire;
  • Infertilità: impossibilità di portare a termine una gravidanza con un bambino in braccio sano.

Quando consultare uno specialista?

Premettendo il fatto che, anche in situazioni di assoluta fisiologia, il concepimento è garantito al 100%, è bene ricordare che, se si cerca un figlio e non arriva la gravidanza, è il caso di rivolgersi a uno specialista dopo un anno di rapporti completi senza alcun metodo contraccettivo che non hanno portato a nulla.

Test di gravidanza
Test di gravidanza – Donna.nanopress.it

Nei casi in cui la partner femminile ha più di 35 anni, è opportuno rivolgersi a uno specialista dopo sei mesi dall’inizio dei rapporti non protetti.

I tempi possono risultare ancora più stretti nei frangenti in cui la coppia è a conoscenza di condizioni mediche che possono concretamente impedire il concepimento.

Quali esami vengono prescritti?

Nel momento in cui si entra in contatto con uno specialista per problemi di concepimento, ci si vede prescrivere degli esami.

Nel caso del partner maschile, tutto parte da una visita andrologica. L’andrologo, dopo aver raccolto tutti i dati relativi all’anamnesi del paziente, procede all’esame obiettivo dei genitali, concentrandosi in particolare sui testicoli.

Per quanto riguarda gli esami, il principale è lo spermiogramma, una procedura che consente di analizzare le peculiarità qualitative e quantitative del liquido seminale maschile.

Si può procedere anche all’esecuzione di dosaggi di ormoni come l’FSH, l’LH, la prolattina e il testosterone totale.

Medico con la paziente
Medico con la paziente – Donna.nanopress.it

Nel caso della donna, si può procedere ad esami come l’urinocoltura, che può essere diagnosticata pure al partner maschile per evidenziare eventuali infezioni.

Tra gli altri esami prescritti alla partner maschile di una coppia che non riesce a concepire è possibile citare il tampone vaginale, l’ecografia pelvica e i dosaggi ormonali di FSH ed LH, ossia l’ormone follicolo-stimolante e l’ormone luteinizzante.

Questi ormoni vengono monitorati in un lasso di tempo che, in generale, va dal terzo al quinto giorno del ciclo femminile (attenzione: non si parla di flusso).

Si controlla pure l’AMH, ossia l’ormone antimulleriano, senza dimenticare il dosaggio degli ormoni tiroidei.

Il percorso verso la diagnosi di eventuale problematiche fisiche femminili che impediscono il concepimento può comprendere procedure decisamente più invasive, come per esempio l’isterosalpingografia, esame eseguito a seguito dell’inserimento di un mezzo di contrasto e grazie al quale è possibile valutare le caratteristiche della cavità uterina e la pervietà tubarica.

Degna di nota è pure l’isteroscopia, esame che viene eseguito previa leggera sedazione e avente il fine di analizzare la cavità uterina con lo scopo di individuare eventuali aderenze, fibromi o neoplasie. Nel corso della procedura, l’operatore può prelevare dei campioni di tessuto da utilizzare per successivi esami istologici.

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